Cessione del quinto negata / rifiutata? Perchè e cosa fare

Ottenere un prestito può rivelarsi un’operazione difficoltosa, non solo per quel che riguarda la complessità di alcune procedure di richiesta del credito, ma anche per quel che concerne i criteri di concessione della liquidità. Questi possono essere a volte tanto restrittivi da escludere alcune categorie di richiedenti, limitando così le possibilità di accedere al prestito.

Può capitare infatti che anche linee di credito apparentemente più accessibili, come la cessione del quinto, vangano negate dell’istituto creditizio. Qui di seguito affronteremo nello specifico questa specifica modalità di prestito, cercando di capire perché la cessione del quinto può essere rifiutata e proponendo delle soluzioni su cosa fare per ottenerla.

Cos’e la cessione del quinto

La cessione del quinto è una delle tante linee di credito presenti nel vasto panorama dei prestiti personali. Si contraddistingue dal fatto di essere rivolta specificamente a chi percepisce una pensione e a chi possiede un lavoro, sia nel settore pubblico che privato. I pensionati ed i lavoratori che accedono a questa forma di prestito versano le rate mensili attraverso un addebito (una sorta di “trattenuta”) sul cedolino della pensione o sulla busta paga.

La differenza tra la cessione del quinto ed il classico prestito personale consiste quindi nel fatto che il contraente non paga direttamente le rate del debito all’ente creditizio, ma sarà l’istituto pensionistico o il datore di lavoro ad interfacciarsi direttamente con il creditore. Le somme mensili pagate dal richiedente equivalgono ad una percentuale dell’importo mensile lordo ricevuto dal pensionato o dal lavoratore. Poiché questa percentuale non potrà essere superiore al 20% (quindi ad un quinto del valore totale), il contraente disporrà ogni mese di sufficienti mezzi economici per affrontare le spese senza andare incontro a pesanti pressioni finanziarie.

La flessibilità e praticità della cessione del quinto sono le ragioni per cui questa forma di prestito risulta in cima alle preferenze di molti lavoratori e pensionati italiani.

Chi può richiedere la cessione del quinto

Al fine di comprendere correttamente le ragioni per cui questa modalità di prestito possa essere negata, è necessario definire il profilo dei richiedenti ai quali il credito viene concesso. Di solito, gli istituti di credito prendono in considerazione tre categorie di contraenti:

  1. i lavoratori pubblici con un contratto a tempo indeterminato, un’età compresa tra i 18 e i 63 anni e la residenza nello stato italiano;
  2. i lavoratori assunti da aziende private in possesso degli stessi requisiti dei lavoratori pubblici. In aggiunta a tali requisiti, l’istituto di credito prenderà in esame l’assicurabilità dell’azienda, ossia lo stato finanziario del datore di lavoro;
  3. i pensionati. In questo caso la cessione del quinto potrà essere limitata in base all’età del richiedente ed all’importo mensile ricevuto.

Ragioni per cui la cessione del quinto viene negata

I richiedenti che non possiedono i requisiti sopra elencati possono ricevere una risposta negativa da parte dell’istituto di credito al momento della richiesta della cessione del quinto. Sfortunatamente, anche chi in teoria avrebbe tutte le carte in regola per accedere a questa forma di prestito potrebbe incorrere in un rifiuto, a causa di condizioni aggiuntive che andremo ad analizzare qui di seguito.

Problemi di salute

Abbiamo già parlato dell’assicurabilità dell’azienda per i lavoratori dipendenti del settore privato. Occorre precisare che l’istituto di credito vorrà tutelarsi non solo nei confronti di una perdita del lavoro del contraente (proteggendosi quindi sul fronte del “rischio impiego”) ma anche nel caso di un deterioramento del suo stato di salute (“rischio vita”). Entrambi i fattori verranno valutati dalla compagnia assicurativa, che esprimerà il suo parere circa le garanzie possedute dal richiedente. In caso positivo, il prestito potrà essere concesso. Che cosa può capitare invece se il richiedente non gode di buona salute? In questo caso, la compagnia assicurativa può effettuare degli approfondimenti per verificare lo stato di salute del cliente, attraverso degli esami del suo medico di base.

Se il rapporto di queste visite dovesse rivelarsi non sufficientemente rassicurante, la compagnia può negare la copertura assicurativa sul rischio vita, una decisione che comporterebbe di conseguenza il rifiuto della cessione del quinto da parte dell’istituto creditizio. Sebbene ciò non implichi necessariamente che solo chi gode di una salute perfetta può accedere al prestito, il parere dell’ente creditizio potrà essere negativo in presenza di gravi malattie, seri infortuni o patologie invalidanti. Ad esempio, i richiedenti che sono stati costretti al prepensionamento a causa di seri motivi di salute o che hanno dovuto interrompere più volte e per lunghi periodi le prestazioni lavorative potrebbero ricevere un rifiuto.

Queste informazioni sono infatti reperibili negli estratti contributivi dell’istituto di previdenza sociale, e quindi accessibili da parte della compagnia assicurativa.

Parere negativo sull’azienda

I lavoratori del settore privato che intendono richiedere la cessione del quinto potrebbero vedersi rifiutata la domanda di prestito a causa di un parere negativo sul loro datore di lavoro. La compagnia assicurativa può infatti esprimere un giudizio sfavorevole sull’azienda, basato su dati oggettivi (insolvenza, rischi evidenti di fallimento, bilanci in passivo, ricorso alla cassa integrazione), ma anche su elementi meno concreti, come il comparto o la sua forma giuridica. Un altro fattore che incide sul giudizio finale è il numero di dipendenti dell’azienda: se questo è inferiore ai 16 assunti a tempo indeterminato, il prestito verrà difficilmente concesso.

Reputazione creditizia del richiedente

I dati di chi ha richiesto dei finanziamenti vengono conservati in banche dati accessibili dalle compagnie assicurative e dagli enti creditizi, che vorranno accertarsi circa la reputazione del richiedente e sulla sua effettiva capacità di ripagare il credito.

La cessione del quinto può essere quindi negata a chi non gode di requisiti di affidabilità, per via di mancati pagamenti o pesanti ritardi nel versamento delle rate mensili di un prestito precedente. Un cosiddetto “cattivo pagatore” non è ben visto da banche ed istituti di credito, anche se in possesso dei criteri per ottenere il prestito al momento della richiesta.

Assunzione troppo recente

Chi ha intenzione di richiedere la cessione del quinto, deve sapere che dovrà dimostrare di essere stato assunto da almeno tre mesi in caso di dipendente pubblico e da almeno sei mesi per i lavoratori nel settore privato.

Limite del reddito mensile

Un altro importante elemento da considerare è l’importo dello stipendio o della pensione. Se questo risulta troppo basso, l’ente creditizio può rifiutarsi di concedere il prestito. Di solito, la somma rimanente in seguito all’addebito del 20% mensile non dovrebbe essere inferiore ai 500 euro.

TFR non sufficiente

Comunemente conosciuto come “liquidazione”, il Trattamento di Fine Rapporto (o TFR) corrisponde ad una parte della retribuzione che il lavoratore dipendente percepisce al momento della cessazione dell’impiego.

L’ente creditizio può prendere in considerazione l’importo del TFR per gli assunti in aziende private: se questo non verrà valutato come sufficiente, il prestito potrebbe essere negato.

Cessione del quinto negata: cosa fare?

Al fine di incorrere in dolorosi rifiuti da parte dell’ente creditizio, si raccomanda di informarsi preventivamente circa i requisiti necessari, prendendo in considerazione le informazioni esposte precedentemente ed approfondendo l’analisi autonomamente. In questo modo si risparmierà del tempo prezioso, che si potrà utilizzare invece per elaborare una strategia più efficace per ottenere il prestito.

Ad esempio, un cattivo pagatore, ancor prima di richiedere la cessione del quinto, potrà rivolgersi ad un servizio di consulenza al fine di migliorare la sua reputazione creditizia ed avere quindi maggiori opportunità di ricevere un parere positivo.

Nel caso in cui un richiedente abbia effettuato diverse richieste di finanziamento con altri istituti di credito del territorio, una banca potrebbe rifiutarsi di concedere il prestito. Queste informazioni sono infatti presenti nelle banche dati precedentemente descritte, e tale situazione potrebbe rendere l’ente creditizio diffidente. Sarà quindi necessario chiudere questi rapporti, contattando gli istituti di credito per ottenere delle liberatorie di finanziamento finalizzate a rassicurare la banca circa la propria condizione attuale.

Al fine di evitare rifiuti, sarà indispensabile presentarsi all’ente creditizio in modo chiaro e trasparente, raccogliendo in anticipo tutte le informazioni necessarie in modo tale da suscitare affidabilità e garantire la restituzione del capitale che si intende richiedere.