Pensione anticipata APE: requisiti, cosa sapere e conviene?

La pensione anticipata, APE, è uno strumento previdenziale creato per sostituire la pensione di anzianità. Con questa formula il lavoratore che non ha l’età anagrafica per ritirarsi dal lavoro ottenendo la pensione di vecchiaia, ma ha una contribuzione sufficientemente elevata per richiedere la pensione. Ad introdurla è stata la riforma pensionistica firmata Monti-Fornero nel 2011.

Che cos’è?

La pensione anticipata attribuisce il diritto alla persona che non ha l’età pensionabile, ma un elevato numero di contributi versati, di percepire la prestazione patrimoniale con il pagamento mensile da parte dell’INPS.

Quali sono i requisiti necessari?

La legge riconosce la pensione anticipata alle persone per cui è stata liquidata, a far data dal 1° gennaio 2012 dall’assicurazione obbligatoria o dalla gestione separata dell’INPS. Non è necessario avere raggiunto il limite di età previsto, ma bisogna avere versato un certo numero di contributi.

Per gli uomini sono necessari 42 anni e 10 mesi per gli anni compresi tra il 2016 e il 2020, intesi come date di richiesta della prestazione patrimoniale.
Per le donne i contributi devono coincidere con i 41 anni e 10 mesi, per lo stesso periodo di riferimento.

Va precisato che il dato è stato individuato dal Ministero con calcoli basati sull’aspettativa di vita, quindi significa che potrebbero esserci incrementi in futuro, rivisti con l’aumento dell’innalzamento dell’aspettativa di vita delle persone.

I lavoratori con età inferiore ai 62 anni che intendono usufruire del trattamento pensionistico anticipatamente si vedranno conteggiare l’anzianità al 31 dicembre dell’anno precedente alla domanda e avranno una riduzione dell’1% annuale di anticipo. Oltre ai due anni di anticipo le ulteriori annualità vengono decurtate del 2%.

Gli individui che hanno avuto il primo accredito di contributi dal 1° gennaio 1996 possono richiedere la pensione anticipata se rispettano determinati criteri:

  • avere 63 anni di età;
  • vantare versamenti contributivi per almeno 20 anni, che devono essere effettivi;
  • contare su una rata pensionistica, la prima, con un importo pari ad almeno 2,8 volte rispetto alla somma mensile di un assegno sociale.

Come si fa la domanda

L’ottenimento della pensione anticipata prevede la presentazione di una domanda all’INPS, scegliendo tra le diverse modalità disponibili:

  • attraverso il sito internet www.inps.it, accedendo all’area riservata con le proprie credenziali, ottenute con l’apposita registrazione;
  • telefonando al call center dell’ente previdenziale;
  • rivolgendosi ai patronati, scegliendoli tra quelli con l’autorizzazione dell’INPS, in modo da essere aiutati nella trasmissione della domanda e soprattutto di ricevere assistenza per compilare i moduli richiesti e produrre la documentazione necessaria.

Quando si ottiene

Una volta presentata la domanda, a meno che non vi siano elementi ostativi, dal primo giorno del mese successivo all’inoltro dell’istanza si inizia a percepire la prestazione patrimoniale, ovvero ad avere l’accredito della pensione. Se il lavoratore è un dipendente deve allegare il documento attestante la cessazione del rapporto di lavoro con l’impresa presso cui ha svolto la professione. Per i lavoratori autonomi va dimostrato di aver interrotto l’attività.

Lavori usuranti

A definire le categorie di lavoratori rientranti nella casistica delle professioni usuranti c’è il Decreto legislativo numero 67 del 2011. La pensione anticipata per i soggetti occupati con le mansioni individuate dalla legge viene concessa a chi ha 61 anni e 7 mesi di età con 36 anni di contributi versati. L’alternativa è di avere 62 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi. Al lavoratore che presenta la domanda spetta l’onere di dimostrare di aver svolto l’attività usurante per almeno sette anni negli ultimi dieci.

Lavori gravosi

Chi svolge un’attività gravosa non ha gli stessi benefici della categoria appartenente alle professioni usuranti, ma può approfittare della pensione anticipata sociale. Se hanno i requisiti, possono presentare istanza, ma avranno una prestazione inferiore. Si tratta degli operai impegnati nelle estrazioni, coloro che conducono macchinari come le gru, chi concia le pelli, i conduttori dei camion oppure gli educatori attivi negli asili. La lista è lunga, quindi la gravosità dipende da fattori peculiari.

Il sistema retributivo misto

I lavoratori che vantano l’anzianità nel versamento di contributi al 31 dicembre 1995 sono parte del sistema misto e in questo caso possono presentare la domanda senza dover rispettare il requisito riguardante l’età anagrafica. Seguono quindi i requisiti generali dei 42 anni e 10 mesi per gli uomini e i 41 anni e 10 mesi per le donne. Considerata l’aspettativa di vita si prevede un adeguamento nel 2019, che entrerà in vigore nell’anno successivo.

Le misure per i lavoratori precoci

Inizierà il 1° maggio 2017, come previsto dal comma 199 dell’articolo 1 della legge di Bilancio 2017, il decremento del requisito a 41 anni di contributi, indipendente dall’età anagrafica, per entrambi i sessi, a patto che si sia in grado di aver lavorato per dodici mesi prima del compimento del diciannovesimo anno di età. Ci si deve inoltre trovare in una condizione di tutela, cioè essere disoccupati, avere un’invalidità riconosciuta o svolgere lavori usurante o gravosi. Anche in questo caso si applicheranno gli adeguamenti relativi all’aspettativa di vita.

La contribuzione

L’INPS, al ricevimento della domanda da parte del lavoratore, valuta i contributi versati, ma valgono le contribuzioni obbligatorie, figurate, volontarie o concernenti il riscatto. I 35 anni di versamenti sono comunque necessari per chi è iscritto all’assicurazione generale obbligatoria e a fondi alternativi. Si fa quindi riferimento alle normative precedenti, vigenti per questa parte. Non possono essere calcolati, nel computo degli anni, i periodi in cui si è goduto di una disoccupazione con indennità o della malattia. A specificarlo è la circolare dell’Inps numero 180 del 2014.

Il confronto con la Riforma Fornero

La pensione anticipata include un numero minore di lavoratori rispetto all’articolato siglato da Fornero, soprattutto perché vengono considerati cinque mesi in meno sulla rata mensile per il conteggio della pensione. La pensione anticipata calcola 4 anni validi anche per il trattamento di anzianità, mentre la pensione di vecchiaia considera solo 3 anni e 7 mesi. Inoltre l’anticipo della pensione prevede un limite sul reddito, ma consente ai dipendenti delle imprese con un numero di dipendenti inferiore a 15 di accedere al beneficio. Le mensilità della pensione anticipata sono 12, mentre la Legge Fornero ne prevedeva 13.

Le due riforme obbligano comunque l’azienda a versare i contributi per tutto il tempo in cui il lavoratore riceve l’assegno di accompagnamento alla pensione. L’esodo della precedente riforma aveva una maggiore convenienza per i lavoratori, dal punto di vista economico, mentre la nuova pensione anticipata costa meno alle imprese.

Il costo dell’APE

Chi sceglie di lasciare anticipatamente il lavoro subisce una penalizzazione del 1-2% sull’assegno lordo annuale se si presenta la domanda a 62 anni, mentre se si richiede con untà inferiore arriva al 4,7%. Tali percentuali vanno sommate per ogni anno di anticipo, quindi si rischia di perdere una cifra variabile dal 2% al 6% sulle somme percepite. Un calcolo indicativo porta il pensionato a pagare mensilmente tra i 50 e i 30 euro per 60 anni, mentre se si presenta l’istanza tre anni prima la somma sale a 150-200 euro. Moltiplicando questi numeri per 12 mensilità e 20 anni, si ha l’importo complessivo del denaro lasciato allo Stato, variabile tra i 12 mila e i 48 mila euro. Questa regola è dovuta al fatto che le banche prestano i soldi all’Inps per ridurre le spese pubbliche, caricando il pensionato del pagamento di interessi e assicurazioni. Le categorie svantaggiate possono approfittare di una riduzione inferiore sulla somma percepita mensilmente, proprio per la cifra totale ricevuta.

Vantaggi e svantaggi, conviene?

Con le maggiori trattenute il minimo del trattamento pensionistico ricevuto corrisponde a poco più di 702 euro mensili, ma con la pensione anticipata sociale viene messo un tetto massimo di 1.500 euro. Resta aperta un’alternativa che prevede la possibilità di avere una pensione anticipata part time, ovvero si lavora per la metà delle ore e si riceve dalla banca una cifra compensativa per coprire le ore lavorate in meno.

Gli esperti hanno analizzato le differenti opzioni e hanno evidenziato come l’utilità della pensione anticipata sia conveniente per coloro che percepirebbero comunque una pensione piuttosto limitata, intorno ai mille euro, mentre per chi può percepire di più, è meglio attendere la pensione di vecchiaia, perché avrà un assegno mensile maggiore. Va tenuto in considerazione che ci sono incrementi delle detrazioni, pensati per consentire a chi è già in pensione o che andrà con l’età anagrafica pari al limite di legge, di avere dai 150 ai 500 euro in più ogni mese, a seconda della cifra percepita.