Carta di credito revolving cos’è e come funzionano

Le carte di credito “revolving” si differenziano da quelle tradizionali perché sono connesse ad una vera e propria linea di credito, simile a quella dei finanziamenti.

Nelle carte di credito tradizionali, infatti, l’importo delle spese effettuate nell’arco di un mese viene addebitato sul conto corrente in un’unica soluzione, il mese successivo. Il meccanismo delle carte di credito revolving, invece, prevede la realizzazione di un vero e proprio “mini finanziamento” con rate mensili personalizzabili nel numero e nell’importo (al netto di una soglia minima). Di qui il termine “revolving”, cioè “rotativo”: le rate vanno infatti a ricostituire una sorta di “serbatoio” che viene quindi messo nuovamente a disposizione del cliente, e la cui dimensione dipende dal plafond massimo consentito dalla carta.

Emesse dai più comuni circuiti come Visa e Mastercard, le carte di credito revolving sono fisicamente identiche a quelle tradizionali, ed anche il loro uso è del tutto analogo. Possono quindi essere usate per effettuare pagamenti nei negozi dotati di terminali POS, operare sui siti di e-commerce, e prelevare contante fisico agli sportelli bancomat.

Ma come funziona esattamente il meccanismo delle rate?

Esempio pratico:

Supponiamo di avere sottoscritto una carta di credito revolving con plafond massimo di 1300 euro, e con rata di rimborso pari a 100 euro mensili. Tale rata è composta per 90 euro di quota capitale, e per 10 euro di quota interessi che va a coprire i costi del “finanziamento”.

Se effettuo una spesa da 500 euro, avrò – nel corso di quel mese – un plafond residuo pari ad 800 euro (cioè la differenza tra i 1300 iniziali ed i 500 che ho speso).
Il mese successivo – alla scadenza determinata dall’istituto di credito – mi viene addebitata la prima rata da 100 euro.

A quel punto, i 90 euro di quota capitale che ho versato si aggiungono al plafond residuo di 800 euro; e il mio “serbatoio di spesa” sarà quindi di 800+90=890 euro. E via di seguito, mese dopo mese.

Quali sono i vantaggi della carta di credito revolving?

  • Permette di spendere denaro a prescindere dai fondi a disposizione sul proprio conto corrente;
  • Non si paga alcun interesse se la carta non viene utilizzata, oppure se il plafond massimo viene interamente ricostituito;
  • Si può decidere in qualunque momento di reintegrare l’intero plafond, avendo così la possibilità di gestire in modo flessibile i rimborsi dovuti;
  • Solitamente viene concessa dagli istituti bancari in modo rapido e senza particolari garanzie a supporto.

Questi vantaggi sono sicuramente interessanti, e spiegano il vero e proprio “boom” che tale strumento ha conosciuto durante gli ultimi anni di recessione. Secondo i dati ABI, in Italia circolano 4 milioni di carte revolving; in pratica, la si trova nel portafogli di un italiano su 15.

Naturalmente ogni medaglia ha il suo rovescio, e le carte di credito revolving non fanno eccezione. Vi sono quindi due difetti da considerare con grande attenzione.

Quali sono gli svantaggi?

  • Il plafond massimo non è mai particolarmente alto: raramente supera 2000 euro di spesa.
  • I costi a carico dell’utilizzatore sono consistenti.

Quest’ultimo aspetto è particolarmente rilevante, e deriva dal fatto che – come visto nell’esempio – i versamenti mensili vengono utilizzati non solo per ricostruire il credito iniziale ma anche per pagare gli interessi. E questi ultimi sono piuttosto salati: il TAN, o Tasso Annuo Nominale, è sempre superiore al 10-15%; e il TAEG, Tasso Annuo Effettivo Globale (ovvero il costo effettivo del finanziamento) può anche superare il 20%. Senza contare le varie commissioni extra: quota associativa, invio estratto conto, prelievo contante, rifornimento carburante…

In definitiva, questi costi sono sicuramente superiori a quelli di un prestito personale o di un fido bancario. Se si possono giustificare perché risultano spalmati su importi più bassi, risultano comunque molto invitanti per banche e istituti di credito; e questo spiega la grande facilità con la quale vengono concesse queste tesserine di plastica “rotative”. Non di rado, vengono persino recapitate a casa.

Per l’utilizzatore, però, esiste il rischio di “farsi prendere la mano”.

La rata relativamente bassa crea l’illusione di poter spendere oltre le proprie possibilità; e si rischia di restare intrappolati in una sorta di spirale pericolosa, che conduce ad un “indebitamento inconsapevole”, ed alla sensazione che non si finisca mai di pagare.

Come sempre, la trasparenza (da parte degli istituti di credito) e la consapevolezza (da parte di chi aderisce alle proposte) sono ingredienti indispensabili per un uso corretto e cosciente dello strumento. Volendo quindi stilare un piccolo manuale di sopravvivenza, ecco cosa è opportuno fare:

  • Leggere con scrupolo ed attenzione il contratto di credito revolving, valutando le informazioni che la banca deve riportare secondo la nostra legislazione e cioè: TAN, TAEG, ammontare e modalità del finanziamento, tetto massimo di spesa.
  • Fare attenzione ad eventuali costi occulti e non desiderati, come quelli per polizze assicurative aggiuntive.
  • Assicurarsi che la rata sia sostenibile rispetto al proprio budget familiare ed al proprio reddito, perché il mancato rispetto delle scadenze comporta una mora che è sempre piuttosto elevata. Oltre tutto, i pagamenti non effettuati (o anche solo ritardati) implicano la segnalazione al Sistema di Informazione Creditizio e la nomea di “cattivo pagatore”, con quanto ne consegue per le richieste future.
  • Usare la carta di credito revolving solo per l’acquisto di beni durevoli e abbastanza onerosi (elettrodomestici, arredamento, eccetera) perché di norma, visti i tassi di interesse in ballo, non conviene rateizzare piccoli importi.

Oggi come oggi, la carta di credito non può più essere considerata un lusso. In alcuni casi, anzi, è persino indispensabile: ad esempio quando si noleggia un’automobile, o si fanno acquisti all’estero.

Un utilizzo ragionato e consapevole, però, mette al riparo da spiacevoli sorprese.